Albero del Sospiro – 2° Post –

Nel primo post di ieri si diceva della sostituzione del nome della scuolaAlbero del Sospiro” che diventerà scuola “San Giuseppe”.

Raccogliendo l’invito, provo a raccontare i miei di sospiri 🙂

Clararacne, ti racconto questo piccolo anetodo perché non conosco la storia che lega “l’Albero” al “sospiro” (speriamo che giungano cenni da parte di chi sa). E, comunque, anche quando la storia di quel nome iniziasse proprio con la Scuola (cosa che escludo), poco cambierebbe.
Hai detto bene, parlando di potere evocativo di “Albero del Sospiro”.
Immagino che burocraticamente il cambio del nome sia legittimo e non lo discuto.
Ma, come te, me ne chiedo l’utilità?
Immagina: potrebbe accadere, un giorno seguendo la stessa logica, di ritrovarci cancellato il “Luigi Einaudi” in cambio di un appellativo più moderno per la Scuola della Piazza. Scuola Matrice di San Bartolomeo, ti piace?

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A maccia o suspiru!” ricordo mio nonno che così rispose per me, facendomi allargare il cuore e respirare a pieni polmoni tutto l’ossigeno che quel nome per la prima volta mi evocò. Ero, allora, molto timido. Durante una passeggiata serale sul corso, un conoscente di mio nonno si era fermato per scambiare due chiacchiere con lui. Quando ebbero finito i loro discorsi, mi rivolse una domanda prima di congedarsi con i saluti. Mi chiese “’Nta quali asilu vai?
Avrei dovuto essere ancora all’asilo, in effetti, ma così non era: avevo fatto la Primina e superato gli esami di ammissione in seconda elementare.
Mi nascosi dietro la gamba di mio nonno, tenendolo stretto per la mano.
A maccia o suspiru” rispose mio nonno orgoglioso di me.
“Allura ranni è stu picciriddu” commentò il suo amico, che evidentemente sapeva che “A maccia o suspiru” era una Scuola Elementare.

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In ogni modo, non mi meraviglio che accadano queste bizzarrie, e sono certo che è tutto legittimo ed incontestabile. Ma, la perplessità mia rimane. San Giuseppe butterebbe via un Albero del Sospiro, per mettercisi invece in bella mostra? Credo di No.

Ricordiamoci che ogni anno puntualmente, da decenni, un albero viene realmente segato nel periodo natalizio e viene lasciato morire sulla piazza principale all’imbocco di Corso Umberto.
A me hanno insegnato a piantarli, gli alberi, e quando vedo che qualcuno li sradica per futilità (anche se è nel giardino di casa sua) ne soffro e un Sospiro mi muore nel petto.

17 Comments

  1. mah, ma perché ogni volta che me ne torno su e poi me ne torno giù devo trovare le briciole della mia storia? Perché S.Giuseppe? Perché ad esempio quello scorfano di madonna all’ingresso di questo stonato paese? A maccia o sospiro.. a Venezia dove ho studiato hanno il ponte dei sospiri e non quello di S. Giuseppe, ma insomma!! Sti Spaccafurnari rimbambiti diventarru?

  2. continuo… Ero rimasto e mi correggo:questi spaccafurnari divintarru rimbambiti? Ho la notevole impressione che il cittadino ispicese si sia imbarbarito irrecuperabilmente. Intanto nessuno si è lamentato del fatto che hanno letteralmente portato un monumento come il Palazzo Bruno allo “sfascio” e perché?! Ma avete visto cosa hanno fatto? No? E nella chiesa dell’Annunziata? Uno schifo. Ma chi segue i lavori lì, chi ha permesso a chi a operato di fare gli imbianchini quando c’era invece bisogno di interventi seri e diversi? Ma questi ignoranti come permettono a degli idioti che si credono maestri di fare degli interventi del genere? Ma andate a quel paese nunziatari! E anche voi della chiesa di S. Bartolomeo, ma come cazzo avete restaurato gli altari? Sembrano quelli dei cartoni animati adesso, ma li avete visti? E vedremo anche cosa ne faranno della chiesa dei cavari. Con gli architetti ci siamo giocati le piazze. Non ci eravamo accorti che volevamo fare meglio dei cugini rosolinari. Ah, l’ultima volta che sono sceso in paese ho preferito andare a Rosolini e Pozzallo, vero Saro? A Rosolini ho pure proiettato i mei video che in aprile saranno visti al MOMA, certo, non lo spiego a voi cos’è il Moma, ma andate a cagare, si a cagare con la G che tanto fa inorridire il mio amico Pasetto!

  3. Posso lasciare anch’io un ultimo sospiro?!
    Anche perchè cosa devo commentare?! E’ anni che faccio e sento questi discorsi… ma poi mi rendo conto che alla fine Ispica (come molti paesi di tutto il mondo) è fatto “soprattutto” (ma non tutti!) di gente semplice, gente senza certe “ambizioni” (forse proprio questa è la loro “fortuna”!!!), quelle “ambizioni” che non sono la pagnotta per cena e la sterna per la casa!
    Del resto ci vuole tempo…

  4. Scusate, ma non so quanto questi discorsi possano essere di aiuto ai fini del miglioramento delle condizioni socio-culturali del paesiello.
    L’indignazione è un diritto, e in certi casi un dovere di chi guarda con uno sguardo che ha la fortuna o la volontà di essere più acuto degli altri.
    Però il disprezzo fine a sè stesso non serve.
    Viviamo in un paese addormentato e mediocre, con un’offerta culturale deprimente ed una mentalità media da bassa provincia. Eppure, se ci fermiamo a constatarne la grettezza, ne siamo colpevoli esattamente quanto quelli che la generano.
    Gli altari della chiesa madre fanno schifo al cacchio? Dovevano/potevano essere restaurati diversamente? Gli stucchi dell’annunziata avevano bisogno di altri interventi? Bene, si dica. Conosco un paio di organi d’informazione locali che sarebbero felici di dare voce a queste opinioni (e li conoscete pure voi). L’immobilismo è creato dalla mancata partecipazione. Si partecipi, allora. Parlando, proponendo, incidendo.
    Francesco, esponi al Moma e non lo dici? Ma come? Allora che senso ha lamentarsi? Parlane, dillo, fallo sapere. Vediamoci, sentiamoci, e parliamo dei tuoi video, delle tue installazioni.
    Ad Ispica non arriverà mai un filantropo che prenderà a cuore le sorti culturali del paesino e investirà miliardi per la creazione di accademie musicali, teatri, musei, concorsi letterari. Questo tocca farlo a chi ci sta. Se lo vuole.
    Questo arroccamento parnassiano, scusate, mi sa un po’ di snob, e soprattutto è inutile.
    Io conosco molta gente straordinaria ad Ispica. E credo che un po’ di bellezza se la meriti.
    Vive la prolissité. 🙂

  5. Clararacne , intervengo brevemente io perché so che Francesco per impegni lavorativi potrà tornare su questa piazza virtuale non prima di giovedì. Vedo che il post sull’Albero ha acceso un’interessante discussione, di quelle che non sempre si ha la possibilità (per tante ragioni, che analizzarli ora ci porterebbe molto lontano) di fare nei luoghi tradizionali. Spaccaforno.it si pone come luogo di incontro che se saputo usare può dare un’opportunità per esprimersi anche a chi fisicamente non è nel paesello, ma esso custodisce in un pezzo di cuore. Credo che il tiro della discussione andrebbe corretto: non sono i paesani ad essere limitati, i paesani sono come tutti i paesani, che sono come tutti i cittadini distratti perché impelagati nel vivere quotidiano. Se un problema c’è, è da individuare chiarendo quali sono i luoghi dove sorge il pensiero che sostiene l’interesse generale della collettività. Chiedendosi quanto interesse collettivo è realmente tutelato e con quale qualità? Mi sento di rassicurarti soltanto su un punto: quello relativo allo snobismo. Non c’è snobismo nello stare distanti (sia fisicamente che moralmente). Quattro anni fa la casa editrice Terzo Millennio pubblicò una mia raccolta di Novelle e Racconti. Non la pubblicò a spese mie, sia chiaro, lo dico perché in tanti pubblicano e molti lo fanno a spese proprie (non c’è nulla di male) ma lo dico per sottolineare che una casa editrice ha investito su un prodotto. Sono stato uno snob non presentando il libro a Ispica? No che non lo sono stato, semmai sono stati distratti chi doveva propormelo, visto che molte altre iniziative simili venivano fatte, incluse quelle di autori pubblicati a spese proprie, quando non a spese della collettività 🙂 Per darti la dimensione, del libricino si occupò il quotidiano La Repubblica nell’edizione regionale; l’allegato al quotidiano La Sicilia distribuito a Modica, “I Modicani”, dedicò in più riprese 8 pagine all’evento e soltanto perché sono nato all’ospedale di quella città, e quindi la mia carta di identità mi lega a Modica; “I Pozzallesi” – periodico – dedicò al libro ampio spazio; la rubrica di libri di Video Mediterraneo e altri giornali e periodici. Ti giuro che mi sentii più Pozzallese, Modicano o Sciclitano in quei giorni e sai perché? Brava ci sei arrivata da sola :-)). Non è snobismo, credimi, più che altro un effetto collaterale da maldimare. Penso di poterlo dire anche per Francesco e per i molti che ad ogni ritorno nel paese, trovano di esso un’ombra sbiadita. Francesco io non sono competente di arte, volete parlarne? fatelo qui, la bidirezionalità del dialogo è un’occasione che la stampa non può dare. L’ivito è sempre quello di rispettare gli altri usando toni garbati. Grazie a Francesco, Ubaldo e Clararacne. Buon proseguimento.

  6. Grazie a te, Saro, che hai creato, insieme agli altri, una bella piazza virtuale.
    Ti confesso una cosa: sono entrata qui, giorni fa, alla ricerca di una famigerata foto di cui avevo sentito parlare e in merito alla quale avevo assistito ad una bella discussione :-D. Trovata la foto, invece di andare via in punta di piedi, sono rimasta e mi sono “accomodata”. Questo perché ho visto, qui dentro, tante belle energie. Si respira una bella aria, qui. Ed è un peccato, poi, constatare che queste belle energie si tengono alla larga (sia fisicamente che moralmente) da “Spaccaforno”. Perché, come ti dicevo, conosco gente che ad Ispica merita un po’ di bellezza. Comprendo bene la tua amarezza, e la vicenda delle tue novelle è molto eloquente. (a me è successa una cosa simile, e ti capisco)
    Ma penso a Battiato, e a quando la facoltà di lettere dell’uni di CT ha deciso di fermare la procedura per conferirgli la laurea honoris causa (Francuzzo aveva espresso le sue idee su Scapagnini prima delle elezioni, e dopo queste ultime la facoltà decise da che parte stare – no comment -). Ci fu un piccolo terremoto a Catania e in tutta Italia per questa cosa. Piovvero le manifestazioni di dissenso nei confronti delle persone piccole piccole che avevano tolto a Battiato il riconoscimento. Di quello si trattava, in fondo: di persone estremamente piccole. E Battiato non se ne curò, continuò a stare a Catania e a viaggiare per il mondo, a esporre, cantare, produrre. Senza perdere il legame profondo con la sua terra, e senza privarla di sè.
    Ecco, io credo che non si debba confondere una comunità con le istituzioni che la rappresentano. Perché a volte, semplicemente, non la rappresentano nella sua interezza.
    E in fondo, se questo posto virtuale si chiama come si chiama, un po’ di amore per Spaccaforno, da qualche parte, ci dev’essere… 🙂

  7. Quanti spunti…! Friggo! Ma per favore, adesso lasciatemi lavorare… e non sono molto bravo nel sintetizzare concetti “complessi”, rischierei di banalizzare le idee!
    Mi state torturando…
    E poi, mi sbaglio o di recente da Fazio è venuto fuori che Battiato vive a Milano (o Parigi?!?)?
    E poi, chi può pensare che stare lontano da “casa” significhi rompere il legame profondo con essa!
    E poi, siamo sicuri che incaponirci su noi stessi sia la strada più breve per allargare gli “orizzonti” oppure sarebbe meglio aiutare i paesani a staccare la spina e indurli ad occuparsi anche di ciò che accade oltre lo stretto!
    Scusate, volevo essere ancora più breve ma e più forte di me!
    Grazie

  8. Non ho mai lamentato la mia condizione d’artista nè tantomeno ho richiesto spazi, visibilità lì intorno. Amo la mia isola e odio le sue contraddizioni. Amo la gente tutta ma disprezzo la volgarità. L’ingresso di Ispica è volgare. Recensisco una visibilità che investe una cecità comune o sarebbe meglio definirla abitudinaria perché ci si abitua alle cose che stanno fuori casa… Saro, qui ci starebbe a pennello un male-detto, non ti pare? Ho fatto un video intitolato Geometrile. E’ un viaggio subacqueo intorno ad un paesaggio straordinariamente privo di storia, devastante e devastato dalla nostra storia, quella fatta dai nostri padri prima e da noi adesso. Non oso immaginare dopo. Io sono geometra. Osservando quel video, dietro le immagini che registrano lo scempio del territorio, l’alta qualità di come siamo stati in grado di imbellettare il nostro belvedere, s’avverte – eccome – l’infinito amore, un amore “struggente” per quella terra collassata, sfinita, e se lo vedrai, Saro dovrebbe averne una copia, vedrai l’amore negli occhi della gente, struggente ripeto, che desideri ardentemente di, di tornare, cazzo! Capisci? In quel video c’è una forza così accogliente e piena di candore che è una vera e propria dichiarazione d’amore. Amo chiamare Alba Donati in mio soccorso per dire quanto mi si attorcigliano le budella a parole come: “entrate nella vita immensa di ognuno”. Lo dicevo ad una cara amica stanotte alle quattro del mattino in piazza Vittorio a Torino dopo una bevuta d’assenzio, al Mache. Anche Francuzzu ha i miei video. Sono di corsa e mi scuso, interverrò nei prossimi dì, un abbraccio a tutti, Francesco, non ricordo più cosa ho scritto..

  9. Ci mettiamo comodi? … preparo il cafè. X Francesco gli occhi parlano dell’anima e quelli del tuo video sono occhi della terra nostra. I video sono nel dvd basta premere play. X Clararacne Spaccaforno.it sarà lieta di averti tra i suoi Autori qualora lo volessi. P.S. complimenti per le tue pagine sparse nel web 🙂

  10. Non intervengo. Oggi, ieri, a Siracusa è arrivato Angel liquor dei Centrozoon, in via Minerva.www.Centrozoon.de. Grazie Markus, grazie infinitamente, speravo che potesse succedere questo, che potesse portare respiro, almeno oggi, ieri mattina lassù in quella porta finestra. Adesso è notte. Appena tornato dai Saccardi. Tra poche ore Francesco, non io, De Grandi parte per N.Y. Un mese. Anch’io ‘mane, ieri, ho impostato Femminile, al neon rosa. Mi sono accomodato su una panchina lungo il Dora e il sole tiepido e amico mi baciava gli occhi chiusi. In quel momento stavo bene, in quel momento avrei voluto impegnare quello stato di grazia alle persone che mi stanno intorno, che amo. La sera prima fu panico. Sentivo gli occhi scoppiare, credevo così intensamente che mi sono portato le mani negli occhi, urlavo. Questa notte è diverso, danzo, ho tirato su Wolf Eyes , la Rapsodia Ungherese in Do diesis minore splendidamente interpretata da Michele, e vi chiamo per nome, voi, tu! Michele, Mini, Mariù, Aldo, Tiziano, Carla, Iole, Aloisia, Valeria, Luca, Giampaolo, Gianna, dove sei Gianna? Quando scendo giù ti tiro fuori dal tuo buco e ti porto in un bar a bere il tè, a bere.

  11. Orpo, addirittura tra gli Autori. Ma certo che accetto, grazie! Solo che ora mi viene l’ansia da prestazione, quindi mi dovete spiegare bene chi siamo dove andiamo e cosa portiamo. Io in compenso vi do un fiorino. 🙂
    Quanto alle mie “casette” sparse in giro per il web, se mi date il permesso vi linko. Tenkiu.

  12. ciao a tutti visito qualche volta questo sito per sentirmi un po’ vicina ad ispica e all’albero del sospiro dove ho fatto la prima elementare…e vabbe’ prima l’asilo sempre ad ispica…anzi chissa’ se mi leggera’ qualche persona che riconosce il mio cognome Stilo… Evelin magari!ma si parla del preistorico 85!comunque il nome deve rimanere cosi’ come me lo ricordo anche se ero piccolissima
    vi abbraccio dal nebbioso nord!

  13. Ciao a tutti coloro che mi riconosceranno in questo nome.
    Ciao a Maria Teresa Santocono, indimenticabile amica d’infanzia, ciao alle pietre bianche , arse dal sole, dove fiorivano iris tra i buchi e dove battevo in cerca di tesori nascosti, ciao a te paese dove ho vissuto la mia fanciullezza, alle chiese, ai palazzi, alle passeggiate, ai primi amori ed ai primi dolori, all’orologio che si ergeva nella Piazza, dove a fine lezione andavo a scrutare mentre il bidello mi seguiva con lo sguardo ,alla mia maestra elementare sig.ra Di Stefano, alle margherite gialle che ornavano il collo il primo di maggio, alla gioia di correre per strada senza paura, agli amici d’infanzia, a chi cantava la vita, alla mano sicura di mia nonna,alle feste di paese, riti lontani e mai più ritrovati. Porto con me la forza, l’orgoglio, la gioia rubata dai quei luoghi.

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