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  1. Sto ascoltando il concerto for Piano and Orchestra no.17 in G major, K.453 interpretato e appena sfornato dall’etichetta gialla da Maurizio. Ho appena risposto ad una tiratina – affettuosa – di grecchie dal caro professore e gli ho spedito l’ultima edizione di Privato. Mi hanno confermato che sarà pubblicato un libro che raccoglierà racconti scritti dagli artisti -dio mio! – ; vi ricordo che è ottobre e che su Arte Mondadori allegheranno il catalogo del Premio Cairo – cazzo e non ditemi che a Spaccaforno non arriva altrimenti mi incazzo! Arriva a Modica, a Pozzallo a Porto Ulisse e chi minchia! – adesso inizia l’altro e più famoso concerto, il no.21, l’ascoltate? Ebbene, osservavo questa cartolina… Ieri ho scritto una e-mail che ha fatto piangere. Avevo scritto che ogni volta che scivolo in quel cesso di terra amo fare lunghe lunghissime passeggiate perchè mi consentono di vedere quanto manca, perché nel mio girovagare ritrovo versi, aria, vita, bellezza nelle cose e poche cose. Generalmente abito questo paese delle meraviglie durante il vespro o nella notte profonda, io, quattro cani randagi, i sacchettini dell’immondizia impiccati davanti alle vostre case -qualcuno ricorderà il video ALICE – e amo vedere quanto manca, amo immergermi in quella cartolina, pensatevi dentro quella luce, quelle case, quella piazza, quel calore ghiacciato, pensatevi di quel colore, seppia, io, io come uno zombi, sì, così m’avvedo in quel paese distrutto, abbrutito e ringrazio, vi ringrazio per tanto…

  2. Guardo a lungo queste vecchie immagini, mentre cerco (con scarso risultato) di ottimizzarle nel renderle fruibili al meglio sul web. Osservando la “Chiesa Madre” nel semplice splendore che la accomuna alle consorelle con ampia scalinata frontale, diffuse in tutto il Valdinoto, penso che una certo accanimento, nel mutilarla, ci sia stato. La modifica della scalinata, prima; gli alberi, poi; con il risultato che l’edificio sembra essere stato estromesso, come un foruncolo, dal contesto.

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