Laicità dello Stato e libertà negate.

a1948s.jpgLa questione della laicità dello Stato è alla base di ogni dibattito che interessi tematiche che insistono nella sfera dell’etica e della morale. Per questo motivo, prima di immergersi nel dibattito su bioetica, eutanasia o coppie di fatto, appare necessario porre dei punti fermi sull’argomento della laicità dello Stato. Ogni dibattito che non facesse una preventiva chiarezza su questo tema, infatti, rischia, come dimostrano le cronache di questi giorni, di ridursi ad uno sterile scambio di accuse e rivendicazioni che nulla hanno a che vedere con una seria analisi delle problematiche ed un costruttivo confronto volto alla ricerca di soluzioni valide.

A dire il vero, la questione della laicità dello Stato non è un dibattito dell’ultima ora. Da tempo, ma solamente all’interno di cerchie ristrette, l’argomento è stato occasione di confronto. Oggi, invece, la laicità dello Stato è diventata di dominio pubblico, finendo con l’assumere sempre più le connotazioni tipiche dei discorsi da “bar dello sport” fatte, spesso, di luoghi comuni e posizioni di comodo. A risollevare il livello della discussione non giovano certamente le posizioni, spesso dettate da “necessità” o “volontà” populiste, assunte dall’attuale classe politica e dai mezzi d’informazione (vangeli della nuova religione rivelata della  massificazione mediatica).

Per parlare di laicità dello Stato è bene andare a vedere quali siano stati i motivi storici e culturali che hanno portato questa tematica all’attenzione, prima, degli “addetti ai lavori” e, poi, di noi “miseri mortali”.

Il problema della laicità dello Stato non può essere considerato una esclusiva tutta italiana, anche se la realtà italiana, nel suo divenire storico e culturale, si differenzia fortemente da, per esempio, gli stati islamici “integralisti, dove il potere religioso ed il potere statale vivono in una perfetta simbiosi, o da quegli ultimi baluardi comunisti, come la Cina, dove, addirittura, è lo Stato a decidere le gerarchie ecclesiali. Ma la differenza più sostanziale tra la realtà italiana e le altre va ricercata nella presenza storica sul territorio nazionale del Papa ed all’esistenza, nel corso dei secoli, di un continuo confronto dualistico. Nel Medio Evo c’erano i “guelfi” ed i “ghibellini”; nel secondo dopoguerra c’era la Democrazia Cristiana, il “partito dei cattolici”, ed il Partito Comunista, che predicava una “fede materialistica”.

Come si può vedere, la questione della laicità dello Stato non ha contorni così semplici e, soprattutto, non è, contrariamente a quanto qualcuno vorrebbe fare credere, la rivendicazione di uno “status” che può essere etichettata come esclusiva appartenenza di una parte politica.

Oggi, però, assistiamo sempre più frequentemente ad un dibattito sulla laicità dello Stato che, orfano di una seria ed obiettiva analisi storica, sociale e culturale, fa registrare un sempre più diffuso approccio alla questione che potremmo definire metodologicamente “negativo” e fortemente connotato per una sorta di “accanimento ideologico”,  preconcetto ed esclusivamente rivolto contro la religione Cattolica e tutto ciò che ad essa è riconducibile.

Quando parlo di metodologia “negativa”, da contrapporre a quella “positiva”, mi riferisco al fatto che si tende a difendere il “diritto alla libertà di religione” proponendo azioni volte ad impedire l’esercizio di questo diritto ad una religione, nella fattispecie quella Cattolica.

Quando, invece, parlo di “accanimento ideologico e preconcetto” mi riferisco all’atteggiamento di quelle persone che, non curanti o non consci del paradosso, sono pronti ad additare la Chiesa di occupare abusivamente la vita dello Stato e, contemporaneamente, ad additare lo Stato nel suo vietare ad altri credi religiosi quell’occupazione abusiva.

Volendo comprendere l’anamnesi di queste posizioni “anti”, sono portato pensare che le stesse siano il conseguente frutto di decenni di commistione tra Chiesa e Stato (leggi Democrazia Cristiana) che, però, se contestualizzata ci accorgiamo avere avuto il naturale contro altare nella altrettanto forte commistione tra”ateo laico” ed ideologia marxista-leninista della “Grande Madre Russia”.

Il voler provare a comprendere l’anamnesi, però, è cosa assai ben diversa da poter giustificare le suddette posizioni “anti”. Un atto giustificatorio, infatti, comporterebbe, a mio avviso, due logiche conseguenze. La prima è la negazione dell’anacronismo delle posizioni stesse e, quindi, l’indiretta affermazione della attualità e validità di quel pensiero comunista che la storia, con la caduta del Muro di Berlino, ha voluto giudicare fallito. La seconda conseguenza, invece, è la negazione e non accettazione di un percorso storico e culturale che ha portato la Chiesa Cattolica e, più precisamente, il “fedele laico”  a prendere coscienza del suo essere “nel” mondo e “del” mondo e, quindi, di dover coniugare queste due realtà nel suo agire quotidiano.

A questa riflessione va aggiunta anche la sfilza di luoghi comuni e “posizioni di comodo” che, davanti all’impossibilità logica di poter sostenere la validità delle posizioni “anti”, si trasformano da contorno a tesi fondamentali.
Alla fine, come si può ben notare, la questione della laicità dello Stato, passando dal “bar dello sport” e grazie all’atteggiamento “negativo” che ho citato, subisce una sostanziale trasformazione. Dal necessario confronto di idee volto a definire il ruolo dei “laici”, alla luce del loro rapporto tra “fede” (qualsiasi fede, anche quella atea) e “politica”, si è passati a ridurre la questione ad una sfilza di rivendicazioni che hanno come unico scopo la richiesta del silenzio della parte avversa, ovviamente quella legata ai valori ed alla cultura Cattolica.

7 Comments

  1. tutto ciò che scrivi è in teoria condivisibile, se non fosse che non tieni conto di una variabile impazzita, che è la classe politica.

    tu parli di “confronto di idee”, giusto, solo che persone come me, che vedono quali sono gli orientamenti “del paese reale”, quindi della gente comune, non si sentono rappresentati dalla attuale classe politica, di destra e di sinistra, che hanno come unica preoccupazione non fare incazzare (se di sinistra), o difendere (se di destra) la chiesa romana.

  2. Caro Raniero, per iniziare (senza tono polemico) rivolgo anche a te l’appello fatto in altro luogo ad altri “cittadini di Spaccaforno”: nome e cognome. Non credo che sia una richiesta “peregrina” (almeno per me). Diciamo che vorrei avere il piacere di sapere con chi scambio opinioni, come gli altri hanno il piacere(?) di conoscere chi si “cela” dietro il nick “Pietro Avveduto”. (questo, ovviamente, non è vincolante alla continuazione dello scambio di opinioni)

    Detto questo…..

    Di quale “paese reale” parli? Parli di quel “paese reale” dove tutti (e, permettimi, anche tu) si è pronti ad entrare nel “sinedrio” per “lacerarsi le vesti” davanti ad un crocifisso posto in un’aula di tribunale, mentre non si trova nessuno (o quasi) che si scandalizzi di una proposta di legge che vorrebbe legalizzare la poligamia?
    O, forse, parli di quel “paese reale” dove, appena il Papa si fa mandare un dossier sui preservativi (che non significa proprio nulla di quanto è stato volutamente scritto sulla stampa) sono tutti contenti perchè “finalmente la Chiesa dimostra apertura….”, mentre è “ingerenza” il dire che si è contrari all’eutanasia, al matrimonio tra omosessuali…….?
    O, ancora forse, è quel “paese reale” che (e ritorno ad una domanda alla quale non hai ancora risposto) è per uno “stato laico” ma non si schifa di “fare vacanza” nelle “Feste comandate”?
    Sul discorso riguardo alla classe politica avrei anche qualche piccola osservazione in disaccordo.
    Non nego il fatto che tu, come tanti altri, possa non riconoscerti in questa classe politica (di destra, di centro o di sinistra che sia) e la dimostrazione (visto che sono fresche fresche) la troviamo nelle schede nulle e bianche alle ultime elezioni politiche. Ma, vista la consistenza delle schede in questione (lasciamo stare la storia del riconteggio, per favore), non credi sia un pochino ardito affermare che questi elettori possano rappresentare il “paese reale” di cui (forse) tu volevi parlare?

    Ad maiora.

  3. Ahi ahi… che nervoso non avere qualche ora da dedicare alla lettura del sito, o, in alternativa una stampante. Cerco disperatamente di seguire le discussioni in maniera trasversale, ma mi trovo a ballonzolare qua e là tipo Chobin (lui, ve lo ricordate?) e a mangiarmi le mani, perché prima di dire la mia devo assolutamente avere la visione d’insieme e leggere tutto, se no mi sento un po’ quaqquaraqquà. Ce la farò, prima o poi.

  4. sorry pietro, lo so che quello che penso io non è quello che pensa la maggioranza del paese, non ricominciamo con gli equivoci, io non ho detto che gli italiani sono atei, anticrocifisso etc etc

    io, diversamente dall’idea che ti sei fatto sono tutto fuorchè presuntuso, e non sono nemmeno politicamente etichettabile, io sono per la legalizazione delle droghe e la riapertura delle case chiuse, una cosa di destra e una di sinistra, io mi faccio delle opinioni sui singoli argomenti a prescindere da ciò che dicono i partiti.

    detto ciò io mi sono fatto l’idea che la classe politica italiana è vecchia e non rispetta il pensiero della gente, puoi constatarlo anche con alcuni sondaggi che vedono una percentuale netta di persone a favore del riconoscimento delle coppie di fatto e altre tematiche, il fatto che il governo forse riuscirà a fare passare alcune leggi non vuol dire che il centrosinistra sia unito, basta vedere le posizioni di margherita e mastella, le aggiungi a quelle del centrodestra e fai la somma.

  5. Appunto, caro Raniero s.t., non equivochiamo e non mettiamo sulla bocca degli altri frasi mai dette e pensieri mai pensati. E, proprio per evitare future incomprensioni, vorrei chiarire a tutti un piccolo (ma non insignificante) particolare. L’80% dei miei commenti sono fatti mentre mi trovo in ufficio e, come potete ben immaginare, mi devo districare tra telefonate ed altro. Spesso uno stesso commento lo scrivo a più riprese o con una velocità tale da non consentirmi una serena valutazione delle “parole”.
    A parte qualche sporadico caso (ed il commento n° 2 a questo post non vi rientra) i miei commenti non hanno nessun intento polemico o accusatorio (anche se, lo ammetto e chiedo sinceramente scusa di questo, a volte la “forma” lascia intendere questo.

    (scusa, rispondo un attimo al telefono e ritorno…..)

    Dicevamo…. Il mio “commento al tuo commento” voleva semplicemente mettere in evidenza l’inconfutabile esistenza di quello che, (altra telefonata…. scusa……) nel mio post, indico come “atteggiamento negativo”.
    Non nego che un sondaggio anche se sui sondaggi bisgonerebbe fare un discorso a parte, non me ne voglia Pietro di Giorgio :)) possa evidenziare una determinata “tendenza”. Però, credo che sarai d’accordo con me, bisogna andarci cauti con l’affermare che quel determinato “risultato” sia la “volontà reale” del “paese reale”. Mi spiego meglio con un esempio.
    Prendi il discorso sull’eutanasia. Il risultato di un sondaggio che facesse emergere una determinata “tendenza maggioritaria”, poco importa alla mia riflessione se favorevole o contraria, non credi che, oggi come oggi, sarebbe da addebitare esclusivamente ad una “spinta emozionale”?
    Mi spiego meglio…. (dopo l’ennesima pausa, questa volta non telefonica….)…. A chi, dopo aver visto le immagini di Welby, non stringe il cuore per la condizione di vita alla quale è costretto dalla sua malattia? Se, dopo aver visto quelle immagini, mi chiedono cosa penso dell’eutanasia, non credi che ci siano molte probabilità che una risposta favorevole sia dettata più dalla “spinta emozionale” che da una riflessione sulla “questione eutanasia” in se? Questa “spinta emotiva”, che nel mio post chiamo “bar dello sport”, non credi sia la causa che innesca l’atteggiamento “negativo”?

    Ad maiora.

    P.S.: a proposito del discorso delle “case chiuse”. Considerata la “utenza di strada”, mi pare che si possa tranquillamente affermare che è una “questione bipartisan” 🙂

  6. non ho voluto approfondire il discorso sui sondaggi proprio per non andare a parare sul caso del momento di eutanasia di cui si parla fin troppo, infatti mi sono limitato al problema delle convivenze, solo eterosessuali, neanche gay, di cui non ci sono casi eclatanti in televisione, e se non ricordo male la tendenza del paese “reale” sia da molti anni molto più aperta di quella della classe politica.

    non mi piacciono i politici che tengono troppo ai sondaggi, come in america, però mi aspetto che i politici siano avanti alla società, mentre mi pare che in questi anni il bar dello sport si sia trasferito in parlamento.

    un esempio per tutti, i politici della costituente o della prima legislatura, non ne sono sicuro, hanno vietato la pena di morte dopo la seconda guerra mondiale.
    il paese “reale” è in maggioranza contrario alla pena di morte solo da una decina di anni, quindi quei politici sono stati avanti rispetto al paese.
    oggi sono indietro.

  7. Avevo ben inteso e pienamente condiviso il tuo intento a non entrare nel merito di problematiche che (scusa il gioco di parole) meritano una riflessione più attenta ed approfondita (che non può di certo avere come punto di partenza un discorso sui “caso eclatanti”).
    Avevo, invece, tirato in ballo il “caso Welby” con l’intento di evidenziare come, sempre più spesso, i sondaggi ed i dibattiti risultino essere frutto e, allo stesso tempo, contenitori, di quelle che ho definito “spinte emozionali”.
    Non mi trovi, invece, d’accordo, quando affermi che sulla questione delle coppie di fatto (anche a voler limitare la questione a quelle eterosessuali) non si possano trovare “casi eclatanti” che, influenzando il dibattito, abbiano creato una contrapposizione tra “etichette”.
    Secondo la mia (personale) visione, un “caso eclatante” non è tale solo per la vicenda in se che è posta all’attenzione dell’opinione pubblica. In una società che vive sotto una forte pressione mediatica, il “caso eclatante” può anche prescindere dall’esistenza di una vicenda reale e concreta e diventare “notizia eclatante”. Ora non voglio dilungarmi nella elencazione di quelli che, riguardo al discorso delle coppie di fatto eterosessuali, reputo variabili dall’alto potenziale di influenza sull’opinione pubblica. Ti vorrei, invece, invitare a riflettere su un dato, a mio avviso, molto significante. Nella passata legislatura (come si può evincere anche dal sito http://www.unpacsavanti.it) erano stati presentati due disegni di legge (uno di Centrodestra ed uno di Centrosinistra) che, sempre nell’intento di normare la situazione delle coppie di fatto, si differenziavano solamente nella non contemplazione, in uno dei due (indovina quale?), delle coppie omosessuali. Non ritieni, alla luce di questo dato, che lo scontro e la conseguente etichettatura delle posizioni sia spiegabile proprio con le “spinte emozionali”?

    Ad maiora.

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