Dal Porro all’isola dell’Emiro

Sin da bambino ero affascinato dal nome dell’Isola dei Porri, fino a quando non ci rimasi molto male, cioè quando scoprii che i porri erano ortaggi simili alle cipolle. A quella tenera età detestavo l’aglio e le cipolle, e fu in quella estate della rivelazione, mentre tormentavo uno dei miei zii con la fastidiosa storia delle cipolle e dei porri, che questi se ne uscì dicendomi la sua verità, cioè che nell’unica costruzione presente sull’isola dei Porri ci viveva la famiglia Porro, e quindi mi spiegò che l’isola si chiamava “dei Porri” in onore a quella famiglia. Tralascio i perché e i percome che in quei giorni si formarono nella mia testa, ma qualcosa di quella “balla” deve essermi rimasta se tutte le volte che mi è capitato di vedere in televisione il giornalista Nicola Porro (attualmente conduce il programma settimanale Virus, che si occupa di politica e società su Rai2), inevitabilmente in me è scattata l’associazione mentale con la famiglia che nel mio immaginario abitava l’isola.

Non sono un fans di Nicola Porro, anzi spesso trovo che le sue idee sono ai miei antipodi. Oggi invece una sua dichiarazione si è sovrapposta a qualcosa che anche io penso da un po’, e cioè secondo Nicola Porro, l’unico libro che dovrebbe stare sulla scrivania di un Ministro degli Esteri è “Sottomissione” di Michel Houellebecq. Personalmente ritengo che la prima parte di quel libro, quella che descrive la conquista del governo di Francia da parte del partito Islamico, sia estremamente visionaria, quanto illuminante, e in divenire – aggiungo – anche probabile.

La storia non deve essere dimenticata e noi Arabi lo fummo già, quando nel primo decennio del IX secolo, la Sicilia da bizantina divenne Islamica. La forma politica della trinacria divenne quella dell’Emirato e la fede religiosa fu quella musulmana del ramo Sunnita. Gli Emiri che ci governarono furono quelli della famiglia Aghlabidila il cui ultimo rappresentante fu Abu Mudar Ziyadat Allah III, che governò nel X secolo.

Una atroce vicenda lega Spaccaforno a quest’ultimo Emiro: infatti costui (stando alle notizie riportate nel secondo volume – pagina 127 – del libro Storia dei Musulmani di Sicilia, scritta dallo storico, politico e orientalista Michele Amari), fece uccidere tutti i fratelli e gli altri parenti che potevano rivelarsi una minaccia al suo potere, e li fece seppellire nell’isola che sta di fronte a Santa Maria del Focallo, esattamente quella che prende il nome di Isola dei Porri.

Aridaje con i Porri, con l’isola e con i musulmani.

Ed eccoci qua, alla dichiarazione di Nicola Porro – all’unico libro che dovrebbe avere un Ministro sulla sua scrivania; agli arabi che fummo e a quelli che nei secoli da queste parti nacquero e furono seppelliti. Mi chiedo se davvero basterebbe un libro sulla scrivania del Ministro degli Esteri, a preservare la nostra “opulenta” società? Credo di no, forse dovremmo un tantino esagerare chiedendo ai cinesi d’Italia una lezione sulla costruzione di una grande muraglia, e già che ci siamo ve lo dico sin da ora: io mi adopererò per scoprire se nella vera ricetta del cous cous innaffiato di zuppa di Porro ci va il miso o l’harissa.