TRIBUTO A EDWARD R. MURROW

Le parole che seguono sono quelle espresse da un noto giornalista TV Americano, Edward R. Murrow, nel 1958, in occasione di un meeting organizzato in suo onore dall’Associazione e Fondazione Giornalisti TV americana.

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“Quello che sto per dire a molti non piacerà. Quando il mio discorso sarà terminato alcuni accuseranno questo reporter di sputare nel piatto in cui mangia e la vostra organizzazione potrà essere accusata di aver dato ospitalità a delle idee eretiche e addirittura pericolose. Ma la struttura articolata di network, agenzie di pubblicità e sponsor non subirà scossoni né sarà alterata.
È mio desiderio, e mio dovere, parlare a tutti voi apertamente di ciò che sta accadendo alla radio e alla televisione. E se quello che dico è responsabile, allora io solo sarò da ritenere responsabile.


La nostra storia sarà quella che noi vogliamo che sia. E se fra 50 o 100 anni degli storici vedranno le registrazioni settimanali di tutti e tre i nostri network, si ritroveranno di fronte a immagini in bianco e nero, o a colori, prova della decadenza, della vacuità e dell’isolamento della realtà del mondo in cui viviamo.
Al momento attuale siamo tutti grassi, benestanti, compiaciuti e compiacenti. C’è una allergia, insita in noi, alle notizie spiacevoli o disturbanti e i nostri mass media riflettono questa tendenza. Ma se non decidiamo di scrollarci di dosso l’abbondanza e non riconosciamo che la televisione soprattutto viene utilizzata per distrarci, ingannarci, divertirci e isolarci, chi la finanzia, chi la guarda e chi ci lavora, si renderà conto di questa realtà quando ormai sarà troppo tardi per rimediare.”

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“Ho iniziato dicendo che la storia la facciamo noi. Se continueremo così, la storia prima o poi si vendicherà e il castigo non impiegherà molto ad arrivare. Una volta tanto elogiamo l’importanza delle idee e dell’informazione. Sogniamo anche che una qualche domenica sera lo spazio occupato normalmente da Ed Sullivan sia occupato da un attento sondaggio sulla stato dell’istruzione in America e che 1 o 2 settimane dopo lo spazio occupato normalmente da Steve Allen sia dedicato a uno studio approfondito della politica americana in Medio Oriente. Forse l’immagine dei rispettivi sponsor ne risulterebbe danneggiata? Forse i loro azionisti si infurierebbero e si lamenterebbero? Che cosa potrebbe succedere, oltre al fatto che qualche milione di persone sarebbe più informato su argomenti che possono determinare il futuro di questo paese e di conseguenza anche di queste aziende?
A coloro che dicono –La gente non starebbe a guardare, non sarebbe interessata, è troppo compiaciuta, indifferente e isolata-, io posso solo dire: ci sono, secondo la mia opinione, delle prove inconfutabili contro questa tesi. Ma anche se avessero ragione, cosa avrebbero da perdere? Perché se avessero ragione, e questo strumento non servisse a nulla se non a intrattenere divertire e isolare, i suoi effetti positivi si starebbero dissolvendo e presto la nostra battaglia sarebbe perduta. Questo strumento può insegnare, può illuminare, sì, può anche essere fonte di ispirazione, ma può farlo solo ed esclusivamente se l’essere umano deciderà di utilizzarlo per questi scopi. Altrimenti non è che un ammasso di fili elettrici e valvole in una scatola. Buonanotte, e buona fortuna.”

Mi è capitato di vedere Good night, and good luck, film molto “impegnato” diretto da un inedito George Clooney e queste due parti, una iniziale e l’altra finale, mi sono sembrate emblematiche… e degne di segnalazione.

4 Comments

  1. Mi hai definitivamente risolto un dubbio, Ubaldo. Ci pensavo da un po’, in effetti: è la gente che plasma a sua immagine e somiglianza i servizi di cui fruisce, o sono i servizi offerti che plasmano gli utenti?
    Chi si adatta a cosa? (o cosa a chi?) E di chi è la colpa maggiore?
    Di Maurizio Costanzo, con la sua corte di nani e ballerine, o degli spettatori domenicali che si lasciano tranquillamente anestetizzare i cervelli e le coscienze?
    Leggendo questo intervento mi sono risolta: il primo dovere è dei media, e dunque è loro la prima colpa.
    Però, subito dopo, ce n’è un’altra, di colpa, e questo è innegabile. Quella degli utenti che non li pretendono, i prodotti migliori, che si adattano, e lo fanno con connivenza un poco meno colpevole di quella dei “fornitori”. Ma sempre connivenza è.

  2. Dagli apocalittici agli integrati di echiana memoria, a non condividere la tesi della passività è la stessa “Storia”. Qulla che ha avuto il tempo di mostrarsi nell’evidenza del quotidiano, piegando e asservendo le potenzialità, alle quali -grazie al cielo- di tanto sfugge una deriva che ancorché venga colonizzata e ricondotta, riesce ad esprimere ed allertare anche divertendo, che male non è (dico il divertimento).

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