Sopra Tutto

M’ero promesso di scrivere qualcosa su un artista nato a Bauma.
In verità è spaccafurnaru. Recentemente ha tenuto una personale a Torino e presto ne terrà un’altra a Milano.
Un consiglio: andate in edicola ed acquistate la rivista Arte Mondadori, il numero di marzo chiaramente, potete ammirare le sue opere e si parlerà di Ispica o almeno così ha detto Vittorio Falletti. Verso la fine di febbraio, Le Vide ha presentato la sua prima inaugurazione con una serie di installazioni di Giuseppe Armenia.
Per l’occasione, Giuseppe ha presentato un lavoro site-specific che modifica impercettibilmente gli spazi di Le Vide. Nella prima sala, una serie di scarpe spuntano dalle pareti, come se fossero persone, mentre nella seconda i muri si inclinano aprendosi verso l’osservatore, provocando un certo disorientamento. L’artista agisce sull’equilibrio instabile del luogo creando degli imprevisti visivi, non immediatamente riconoscibili, che caricano lo spazio di tensione. Fuori dalla galleria, il Funambolo corre su un filo: due scarpe in perenne equilibrio sospese sulle nostre teste, con la leggerezza di chi si muove al di sopra di tutto. Quest’ultimo lavoro ha avviato poi una serie di appuntamenti che sono usciti dallo spazio Le Vide e si è spostato ad ogni inaugurazione. Un’evasione che ha coinvolto in un unico progetto diverse realtà circostanti, tra cui Mille Vigne, dove sono stati presentati i suoi “classici dell’arte capovolti”, una serie di disegni che ribaltano l’impostazione formale di opere famosissime. Nel Il Quarto Potere di Pellizza da Volpedo, ad esempio, Giuseppe opera sui mutamenti di un equilibrio costituito, rappresentando la folla vista di spalle che si allontana, focalizzando l’attenzione sulla perdita di simboli o punti di riferimento. L’installazione è stata accompagnata dalle musiche di Giuseppe Gavazza, in cui inni nazionali ed internazionali, eseguiti al contrario ad imitazione dei quadri, creano uno spazio carico di potenza espressiva. L’ultimo appuntamento si è dato nel bellissimo cortile di Palazzo Verrua e ha accolto due poetiche installazioni di Giuseppe Armenia e Alessandrro Sciaraffa.
Il Funambolo per questa occasione ha camminato su una fune tesa da un lato all’altro del cortile, fondendosi con una suggestiva installazione di Sciaraffa. Quest’ultimo ha realizzato un suolo nettamente visibile attraverso un incrocio di luci e proiezioni accompaganate da una macchina del fumo. L’installazione è stata accompagnata da una performance sonora con strumenti realizzati dall’artista che hanno dato una ulteriore dinamicità allo spazio.
Dopo siamo andati tutti a festeggiare.

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