Polleria della Contea

Sono le luci natalizie dei negozi a risvegliare i ricordi dei sabato sera alla Piazzeta, di quando c’era ancora la fontana con tutto il “pupo” in mezzo, e quel primo camion con la scritta “Polleria della Contea” a sostarvi. Si sudava sgambettando da matti dietro al pallone, in quell’età in cui correre è l’andatura normale e a camminare sembrava che si perdesse inutilmente tempo.  mercato.jpg

Erano le liti con i “vecchi” (a quell’età chiunque avesse sopra i trenta ci appariva come un vecchio) che parcheggiavano le vetture,  Fiat – cinquecento o ottocentocinquanta per lo più, o le più lussuose centoventotto – per non dire delle mitiche Giulia, dietro i due alberi che fungevano da Regno del Portiere e bersaglio per le cannonate tirate con il pallone “Tango”.
I sabato sera, la piazzetta si colorava di luci con assembramenti inusuali di persone, la piazzetta piazzettava,  intorno a quel primo camion, e via via intorno a quelli che lì si davano appuntamento,  facendo nascere quel che fu un piccolo mercatino spontaneo e, a sentire i commenti, anche concorrenziale. Con gli odori delle caldarroste, in inverno, e il refrigerio dei gelati, in estate. Col tempo si disse che era indecoroso tenere nel centro del paese quel piccolissimo “mercatino” così popolare, e come fu e come non fu, finì che gli anni passarono e quel mercatino fu spostato nel quartiere “centosessantasette”.

A rispolverar ricordi, stessa sorte aveva avuto anni prima – ma prima che avessi l’età per andare a giocare a pallone alla Piazzetta, e devo fare uno sforzo che mi riporti le immagini di me in età da scuola elementare a fare furfanterie in casa di mia nonna, per trovare quel mercato mensile del primo sabato del mese che si svolgeva tra il viale Rapisardi e le traverse di via Adua, via Crispi. Chissà se concorrenzialmente indecoroso anche quello?
E’ di questi finesettimana la notizia che i commercianti, nel frattempo scacciati dalla strada di visibilità del quartiere di periferia, a strade di una periferia meno visibile, stiano manifestando non svolgendo la loro attività di vendita, scioperando per intenderci. Aleggiano soluzioni alternative: che vadino fuori città, nei pressi del camposportivonuovo  ad insozzare.
Che dire, mi è venuta voglia di caldarroste che accompagnino, con un po’ di autentico calore,  tutte quelle lucette sintetiche dei natali commerciali, fatti per imbucare le tredicesime mensilità.
Andrò in agenzia a prenotare un biglietto per andare in qualche infima periferia da mercato rionale: l’istinto mi suggerisce Roma, Campo dei Fiori.
Comunque la pensiate, rifletterò con voi sull’argomento mercatino, ma, se invece mi avete già mandato al Rogo, per il lucore dei ricordi, allora vuol dire che sarò in buona compagnia, n’è vero Giordano?

7 Comments

  1. Ah, caro il mio Saro, adesso i “viecci” siamo noi!!!!Quanti ricordi ho lasciato in quella piazzetta (insieme a mezzo ginocchio ed a qualche paio di scarpe!!!!)…. Comunque…..
    Campo dei Fiori (ci sono stato qualche giorno fa), Ucciria, u Capu, Ballarò, a Fera o Luni, Piazza delle Erbe, tutte realtà che sono riucite a vincere la battaglia contro il tempo. Realtà forti che, nel loro essere immutabili (spiritualmente) hanno reso immutabile ciò che li conteneva. Sono cambiati gli ambulanti, si sono aggiunti (come funghi) cinesi ed extracomunitari vari, ma i colori, i suoni e l’architettura è rimasta quella di sempre. Possiamo forse dire la stessa cosa della Piazzetta?

    Ad maiora

  2. Ciao Saro,accetto volentieri l’invito di riflettere su questa pagina. Quando si rispolverano i ricordi, si ha voglia di trovare qualcosa del tempo perduto. Forse il calore umano di certi eventi, che adesso sembrano essersi trasformati solo in occasioni di consumismo. I mercatini vivacizzano e colorano gli angoli delle città ,ma li vedo bene nei centri solo quando le merci in vendita sono in qualche modo legate al territorio e alla gente che lì vive, e di questi ne manterranno il ricordo negli acquirenti. Ma vedere esposta tutta la paccottiglia plastificata dell’estremo oriente, magari sotto un bell’architrave in pietra o un mascherone scolpito, mi rattrista perchè dimostra lo scarso amore che abbiamo per le cose belle di casa nostra.

  3. Cecil, benvenuta su Spaccaforo.it. Sai, avevo già riprotato in questo sito un tuo commento, scritto altrove, a proposito di Oriana Fallaci. Trovarti “dal vivo” mi emoziona, perché conosco la pacatezza e l’equilibrio dei tuoi commenti, ma anche per la constatazione che questo blog sta diventanto sempre di più ampio respiro geografico.
    Le tue riflessioni sollecitano ulteriori considerazioni, riferibili a Città mediograndi. La nostra Ispica, non è grandissima e inquanto a disastri architettonici e paesaggistici ne ha subiti e ne subisce anche senza importarli dall’estremo Oriante.
    Benvenuta, e quando ripassi da quì fermati pure per un caffècommento (sai mi hanno assunto alla proloco del sito devo fare pubblicità e favorire il turismo :-)) ).

  4. A pensarci bene tanto valeva lasciare il mercatino in questa Piazzetta, ancora rimasta senza nome, quasi a sottolinearne l’anonima connotazione, nonostante il nuovo look risalente alla fine degli anni ’80. Sapete perché era meglio lasciarci il mercatino? Perchè è oggi considerata un luogo malsano di Ispica, al punto che l’Amministrazione comunale, invece di potenziare l’illuminazione, la doterà di un bell’impianto di video-sorveglianza. L’ho saputo proprio qualche giorno fa e anch’io, caro Saro, ho richiamato alla mia memoria olfattiva queglio odori, alla mia memoria visiva le partite di pallone o gli spettacoli viaggianti che vi sostavano per una o due settimane. Tra l’altro proprio la scorsa settimana ha riaperto i battenti un pub (con un nuovo nome, nuovi proprietari e una saletta niente male), proprio lì fra la Piazzetta e Palazzo Bruno che chissà quando rivedremo aperto e vivo. Ho fatto i complimenti al titolare, soprattutto per il coraggio che ha avuto. Mi ha fatto capire, lui che non ha origini ispicesi, che sulla nostra città possiamo ancora avere fiducia e scommettere. E tornare ad avere il piacere di sentirne il “Profumo”.

  5. Riprendendo il filo tra i commenti, c’è da dire che quando il mercatino veniva svolto alla Piazzetta, aveva una sua forte connotazione di vendita di prodotti locali: Specie quelli alimentari. I commercianti per lo più venivano da Modica per vendere i prodotti di loro produzione e degli allevamenti nostrani. Marginalmente i piccoli produttori agricoli ispicesi si affiancarono proponeando l’ortofrutta fresca fresca. Quel mercatino era fastidioso, perché sottraeva clienti – non soltanto popolari – alle normali attività commerciali.
    Credo che, allora sia stato decentrato per privilieggiare il punto di vista dei negozianti (i negozianti ispicesi votavano a ispica, i commercianti dei mercatini perlopiù votavano a vattalapesca); come ora si stia privileggiando il punto di vista dei residenti di quel quartiere che nel mercatino vedono un disturbo alla propria quotidianità (legittimo e da tenere in considerazione).
    Mi spiace non essere debitamente informato su quanto abbia fatto o faccia l’amministrazione comunale in proposito. Vedo molti attivi in polica da queste parti, magari ci faranno sapere.
    Quel che mi disturba di più è che, come al solito, sembra che a nessuno interessa il punto di vista dei FRUITORI del mercatino (legittimo e da tenere in considerazione).
    Chi sono i fruitori del mercatino?
    (Minimum non curant! sembra sia stato decretato nel tempo) Chi ha mezzi per andare nei Centri Commerciali o ha moneta sonante per acquistare le “griffe” può non preoccuparsi più di tanto per i disagi che verranno o sono venuti per chi nel mercatino trovava il proprio “centrocommercialealternativo”. Ricordo le sfilate e le strette di mano dei politici, dentro al mercatino, sotto elezioni. Si sono dimenticati dei volti e dei voti della gente incontrata lì?
    Non avrò problemi a mettermi in macchina ed andare nel posto in cui gli “Illuminati” lo collocheranno, ma lo stesso potranno fare a Zia Carmela? u Zu Tanu? a Gna Rosa? u Mastru Pietru? a signorina Marianna (brava badante senza macchina)?
    Oggi mi sento di essere provocatorio e la mia provocazione voglio spararla grossa: scorporate l’agroalimentare del mercatino è spostarlo in piazza Regina Margherita (piazza principale della città) per almeno un utile beneficio: quello di ridare la piazza agli ispicesi e farla vivere agli ispicesi e non lasciarla soltato agli extracomunitari che ora la occupano, nell’apparente indifferenza di chi ha facoltà di compiere scelte in nome e per conto di tutti.

  6. Da un “contraddittorio” ad un “provocatorio”…. 🙂

    Si, caro Saro, potrebbe essere… Ma, se ci riflettiamo bene, la Piazza di Ispica non è che sia così “centrale” rispetto all’espansione urbana della città.

    Alla tua riflessione “automobilistica” vorrei contrapporre una riflessione “pulmanistica”. Chiediamo che venga potenziato il servizio urbano (che ce lo ricordiamo solamente il 2 novembre quando, tra l’altro, si viaggia gratis!!!!).

    Ad maiora.

  7. Caro Saro, da quanto tempo non fai una passeggiata al mercatino? I fruitori sono della più diversa estrazione sociale. Incontri la maestra, il medico di famiglia, la nonna, lo studente, ecc. I mercatini, un pò dappertutto, sono una tradizione ed una moda. Sai, per esempio, quanti ispicesi si recano a alla fiera mercatino di Rosolini perchè dicono sia più ricca ed assortita di quella nostra? Conosco persone che si spostano fino a Catania (spesso ex universitari), non per andare all’Auchan o ad Etnapolis ma per andare al mercatino. Solo ad Ispica, anno dopo anno, si sta lavorando per far stancare i commercianti ambulanti e, chissà un giorno, elimnarlo del tutto. Purtroppo, le uniche tradizioni a cui Ispica tiene sono “u padri a cruci” e “u padri a culonna”. L’approccio dei politici è sbagliato in partenza: per non scontentare i residenti (comprensibile il loro disagio) pensano di risolvere la questione spostando, una volta di qua ed un’altra di là, l’allocazione della fiera. Ma quali sono le lamentele dei residenti? In genere sono: la difficoltà di accesso alle loro abitazioni, i rifiuti abbandonati ovunque, la mancanza di un posteggio che eviti il caos nelle strade circostanti. Tutte cose facilmente risolvibili. Insomma, con una migliore organizzazione dei servizi, la fiera, come proponi tu, si potrebbe benissimo tenere nel salotto della città.

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