I re folli

Post di Josè Bellisario.
Ho trovato questo articolo interessante su Focus. Forse non è molto Natalizio ma è sicuramente interessante: parla delle malattie mentali che hanno avuto i grandi re della storia e delle possibili cause. Buona lettura!

Il primo della storia è Nabucondonsor. Secondo la Bibbia il re di Babilonia fu reso folle da Dio che lo condannò a vivere 7 anni da animale per espiarela sua superbia: si nutrì d’erba con i capelli irti sul capo. Da allora la pazzia sembra essere una malattia professionale per le teste coronate. Ma si è sempre trattato di vere malattie mentali o di nevrosi, anche temporanee , magari sfruttate a fini politici dai nemici? E quanto hann pesato la megalomania indotta alla concessione di un potere assoluto a ragazzi immaturi e viziati, o il clima di sospetti e intrighi tipico delle corti regali?

Caligola giuse al potere a 25 anni fra l’entusiasmo popolare ma presto comincia a dare i rimi segni di squilibrio. Fermamanete convinto della sua origine soprannaturale, Caligola comincia ad identificarsi con Giove, secondo gli storici contemporanei, medita crudeltà degne del marchese De Sade, come far scorticare l’attore Apelle a causa del suo nome (A-pelle = senza pelle) e sogna di tagliare con un colpo solo la testa di tutti i romani. L’adorato cavallo Incitatus , alloggiato in una scuderia marmorea con mangiatoia d’avorio, accudito da uno stuolo di servi e circondato da legionari incaricati di far osservare il più assoluto silenzio per non disturbare i suoi riposi, sarebbe persino diventato senatore (o console o sacerdote, a seconda delle fonti) se le follie imperiali non fossero state troncate da un sanguinoso intervento della guardia pretoriana. Demente? Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che fosse affetto da epilessia, altri che potesse trattarsi di un eccentrico contestatore impegnato a sfidare, con le sue provocazioni, il potere aristocratico del senato. Resta il fatto che qualcosa di poco sano c’era davvero nella dinastia Giulio-Claudia: il suo predecessore Tiberio era schizofrenico, il suo successore Claudio era voyeur e paranoico e Nerone era affetto da una crudeltà e una megalomania di tipo patologico.

Carlo VI sale sul trono di Francia nel 1380. Energico, allegro e simpatico al punto da essere soprannominato “Beneamato”. Tutto cambia verso la fine del secolo quando una malattia misteriosa ne fa un altro uomo: Carlo parla a vanvera, gesticola scompostamente e guarda con sospetto chiunque. La prima crisi nella foresta di Le Mans: avvicinato da un lebbroso che lo mette in guardia contro un imprecisato tradimento, è preso da raptus di violenza e deve essere riportato al palazzo reale legato come un salame dopo aver ucciso 4 cavalieri della sua scorta. Per due giorni resta come in coma, poi si riprende ma lo coglie una lunga chiude malarie, probabilmente una febbre altissima capace di provocare danni celebrali irreversibili. Dopo qualche mese di apparente tranquillità, durante un ballo in maschera, l’incauta prossimità ad una fiaccola lo trasforma in una torcia umana. Qualche mese più tardi varca definitivamente la soglia della follia: ormai non riconosce più nessuno né ricorda il suo nome, fa capriole e si abbandona ad atti osceni. Crede di essere di vetro e non vuole esser toccato per timore di andare in pezzi, pretende che i suoi abiti siamo rinforzati con stecche di ferro destinate a proteggerlo qualora inciampi e cada per terra. Così Carlo il Beneamato, ormai diventato Carlo il folle, nei rari momenti di lucidità, invoca una morte pietosa che sopraggiungerà trent’anni più tardi, nel 1422.Pietro III zar di Russia per 6 mesi, amava passare le sue giornate giocando, stirato per terra, con i suoi amati soldatini di legno.

Giovanna (detta la pazza), della famiglia dei Borboni di Spagna rifiutava di separarsi dal cadavere dell’amato consorte (in realtà lei fu anche vittima di una cospirazione politica).

Giovanni III, della famiglia Vasa di Svezia, sempre armato di mazza e sempre pronto a darla in testa a chi si azzardava a contrariarlo.

Giorgio III, re d’Inghilterra, di Scozia e d’Irlanda fino al 1788 manifesta immotivate crisi di collera, fa impudenti profferte amorose ad una malcapitata dama di compagnia della regina: diviene preda di un’inarrestabile logorrea che lo fa parlare fino a 16 ore di fila con imbarazzanti oscenità di linguaggio: nutre stampalate ossessioni (come quella che Londra sta per essere sommersa dalle acque del Tamigi). La diagnosi dei dottori di allora era semplice: Rex noster insanit (il nostro re è matto). Passano gli anni, col tempo (e le cure – inutili – di allora) Giorgio III diventa cieco e sordo, ma non muto e quindi in gradi di battere ogni record di sproloqui: oltre quarantott’ore per volta. Sindrome maniaco – depressiva con manifestazioni deliranti, aggravata da demenza precoce? O Porfiria come dicono i due storici Ida MacAlpine e Richard Hunter? Il dibattito è ancora aperto…

Ludwig di Baviera, bello, idealista, stravagante, affascinato dalle leggende nibelungiche e incantato dalla musica di Wagner sale al trono nel 1864. Significativi segni di squilibrio mentale cominciano ad apparire nel 1865. Ormai pachidermico, quasi calvo e con la bocca cavernosa, piena di denti cariati, Ludwig si muove e vive soltanto di notte nei suoi castelli fiabeschi divorando come un orco incredibili quantità di cibo. Non sopporta di essere guardato in faccia e sottopone a crudeli punizioni i suoi “valletti” rei di non aver rispettato questa fobia. Ama navigare in una barca a forma di cigno nel lagno di una grotta al suono della musica di Wagner

Gastone de’ Medici granduca di Toscana nel 1723. Da tempo preda di una grave sindrome maniaco – depressiva, alcolizzato e omosessuale, trascorre a letto gli ultimi 8 anni della sua vita, senza mai cambiare le lenzuola e per frequenti periodi congelato in una una completa catatonia, volontario recluso in una stanza puzzolente di tabacco, urine ed escrementi ma sempre piena di rose destinate a combattere, senza troppo successo, l’ammorbante atmosfera.

Gravi disturbi mentali hanno interessato molti capi di stato senza corona fino ai giorni nostri: Hitler, vittima di gravi disordini della personalità, esasperata aggressività, turbe sessuali, allucinazioni e difficoltà psicomotorie. Stalin egocentrico e spietato, megalomane e vittima di manie di persecuzione, probabilmente affetto da paranoia. Woodrow Wilson, presidente degli USA durante la Grande guerra, affetto da gravi sintomi di ipertensione arteriosa celebrale poi esplosi in forme di aperta demenza nel 1919 durante un comizio pubblico.

Amin Dada oggi esule in Arabia Saudita, 120 chili di peso per due metri di statura, fu il sanguinario dittatore dell’Uganda dal 1971 al 1979. Stracarico di medaglie (42 in totale, comprese onorificenze militari britanniche acquistate in un negozietto di Soho e il distintivo di un’associazione turistica austriaca), megalomane e narcisista, tirannico e crudele, bugiardo patologico, forse sifilitico o più probabilmente preda di squilibri ormonali, era vittima di una personalità schizoide. Si vantava di comandare col pensiero i coccodrilli.