gratta & vinci e cara Anna

carte-siciliane.jpgVota e vinci, la nuova speranza della gente del sud. Lo stesso sogno che porta tante signore e tanti signori a spendere l’unico biglietto da dieci euro, che hanno nel portamonete, al banco del bar anziché al banco macelleria. Quel che si acquista è un sogno, effimero evanescente, si scoprirà dopo, ma al momento c’è l’adrenalina in circolo e il cervello a fantasticare a manetta in quell’azione che non fa comprare un chilo di carne e fa optare per l’acquisto di due biglietti da grattare.
Vota, gratta e vinci.
L’imprenditore che sogna l’appalto pubblico, il dipendente che sogna che il suo capo vinca l’appalto pubblico, la famiglia del dipendente che sogna che il capo vinca l’appalto pubblico, così poi la ditta si allarga e potrà essere assunto anche quello sfaccendato di figlio che al momento poltrisce in poltrona, quando non chatta o non si gratta le balle.

Il padre che spera che venga eletto il tizio così il figlio avrà tutta la libertà di un posto
nella pubblica disamministrazione. Ed il giovane attacca i manifesti e la ragazza fa il porta a porta al seguito dei portafortuna fattisi semidei tangibili in carne e ossa.
Tutti a grattare, votare e grattare. Il dirigente dell’azienda pubblica, il manager dell’ospedale, il direttore della banca, chi meglio gratta più potrà vincere: il postofisso, la promozione, la nuova collocazione.
Contare, contare e lubrificare nella macchina del potere, questa sembra davvero l’illusione che alla fine fa contare valanghe di voti.
Basta fermarsi un attimo a guardare le schede da grattare e ci si accorge che le carte hanno le figurine vecchie. Sembrano il re, il cavallo, e la donna del mazzo per la briscola. Uguali uguali nei secoli dei secoli. Carte in cui cambia il dorso ma le figure son sempre quelle. Certo i dorsi sono nuovi, ben lustrati, reclamizzati, ma le facce sono sempre quelle. Le stesse che pregavano dinanzi agli scudicrociati, gli stessi che annusavano garofani rossi, gli stessi che impugnavano falce e martello, e non è vero che quest’ultimi contassero come il due di bastoni con briscola a danari. Con i danari anche la falce e martello di sicula tempera aveva imparato a contare, e come se sapeva contare, integrata nel mazzo pronta a fare il mazzo a chi diceva che non erano comunisti ma soltanto opportunisti. E, già, non sia mai che al vertice il partito sapesse. Ma infondo, anche sapendo perché da Roma avrebbe dovuto prendere provvedimenti? Infondo erano voti che arrivavano quelli che si procacciavano dal Sud, nel regno dei crociati, delle libertà dei cazzi in proprio.

Cara Anna, il Lombardo ha vinto e tu hai il tuo ripiego nel seggio in senato. L’avevi anche prima e l’hai avuto riconfermato. Sento dire che rinuncerai a fare l’opposizione nel parlamento siciliano, dicono che opterai per il Senato della Repubblica.
Grazie Anna, non mi hai sorpreso, immaginavo che sarebbe finita così. Hai perso e te ne vai, senza onorare quel misero terzo di Siciliani che ti ha dato la propria fiducia, e dovresti sapere quanto costa essere parte di quel terzo in questa terra.
Come sempre, anche tu, vai altrove, con quella sinistra che va sempre altrove. Nel tuo altrove ch’è esattamente dove sei sempre stata, a Roma, nella capitale.
Noi restiamo qui a grattare, facendo il comodo di chi preferisce che un terzo se li stia a grattare abbandonati allo sbando totale.
Una cortesia Anna, portati pure la stragrande maggioranza dei dirigenti di sinistra, tutte quelle controfigure che farfugliano e intrugliano, se davvero deciderai di fare politica a Roma e non, come si sperava visto che ti eri candidata, a Palermo.
Anna ti sei candidata alla Presidenza di questa regione, un terzo di siciliani ti hanno votato, hai il dovere di stare qui e fare opposizione, vera, come la potresti fare per davvero.
Il contatto con la gente e le battaglie per la gente si fanno sul campo e non dalle stanze dei bottoni, quando sono scollegate dalla propria gente.
Dopo quindici anni nemmeno questo avete imparato dalla Lega, e quando scrivo Lega intendo quella del Nord, ché quella del Sud ha le stesse facce del mazzo di briscola a cui è stato appiccicato un nuovo dorso ammiccante al gratta gratta. Intanto i soliti, gli unici, quelli che da sempre grattano e rigrattano vincendo in proprio per davvero, sono riusciti a farlo nuovamente, con buona pace per le Stelle di Sicilia che luccicheranno altrove.

2 Comments

  1. anche la finocchiaro fa parte del mazzo sempre uguale, che t’aspettavi?
    ho visto i poster della borsellino, anche lei si era parata il culo candidandosi in lombardia, per fortuna ha scelto il mazzo sbagliato (si è scelta il partito dei buracrati medievali) ed è rimasta fuori, perchè si comporta già come i vecchi politici attaccati alla poltrona.

    quello che non capisco è perchè continuare ad andare a votare, l’ottanta per cento di elettori per elezioni farsa che si sapeva chi vinceva e quanti balordi sarebbero stati eletti

    potevate rimanervene a casa, sia quelli che sapevate di vincere che quelli che sapevate di perdere, io l’ho fatto, lo faccio da 12 anni (unica eccezione nel 2006)

  2. Saro, hai inquadrato perfettamente lo stato d’animo mio e di molti miei amici in questo momento.
    Abbandono, ecco quello che sento. Questa volta non volevo andare a votare, mi sono deciso a farlo all’ultimo momento, ma gli eventi mi hanno confermato quello che pensavo: la sinistra ha abbandonato la Sicilia.
    Peccato, pensavo che dopo il 42 per cento della Borsellino si potesse sperare in qualcosa, non dico un cambiamento di rotta, ma almeno una voce discordante, qualcuno che denunciasse pubblicamene quando serve. Niente da fare, questa terra è condannata a rimanere sempre la stessa, De Roberto e Tomasi di Lampedusa non sbagliavano.

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