Prima di andare a letto

Oh! … cos’è questo? Ah, ecco, un messaggio di notifica dal Borgonarrate. Lo leggerò a casa, quando mi concederò un attimo di tregua.

Adesso devo sbrigarmi, ché ci ho messo più del previsto dal medico oggi, per farmi prescrivere quattro cazzate di pillole, indispensabili per i miei “giovanotti”. Lui ha ottantasei anni, lei ottanta, e ad agosto ho dovuto impormi con lui, per togliergli l’autovettura. Notavo qualche piccolo svarione, di tanto in tanto, e glielo raccomandavo di non avventurarsi in imprese a rischio. Ma nulla, che vogliamo fare. E’ notorio come sono ostinati i giovanotti a quell’età. Ad agosto lui è caduto, sbattendo il culo per terra ed oplà. Fascia contenitiva con stecche. Svarioni più frequenti e quindi, egli stesso ha coscienziosamente decretato il suo appiedamento definitivo.

Ho sempre una questione nuova da risolvere, ogni giorno, per conto dei miei giovanotti.

Metti che durante il giorno tocca anche lavorare, ché bisogna guadagnare per vivere, o no? Bè, decisamente. Avendolo un lavoro è giusto farlo nel migliore dei modi perché è anche una soddisfazione per tirare bene quelle ore, con positività – mi dico.

Mi capita di essere a due passi durante gli sbarchi di gente la cui ultima partenza è stata tra gli stracci dall’altra sponda del Mediterraneo. Come stamattina, da lontano ho osservato Oriana, mentre stava guardando sotto la maglietta alzata di una ragazza appena scesa dalla nave di una ONG. La nave è stata posta sotto sequestro per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, dopo che ha ultimato di vomitare persone. Più tardi, ho chiesto ad Oriana, cosa stesse mostrandole la ragazza che aveva alzato la maglietta. Mi ha raccontato di lei, di come sotto al tendone della Croce Rossa, a prima vista è sembrato evidente che la pancia di quella minuta donna, fosse stata ustionata con la soda caustica.

Ho bisogno di scrollarmi di dosso questi pensieri, per leggere cosa hanno pubblicato nel Borgonarrante.

Ai bordi della strada, nella vegetazione spontanea sorprendono le fioriture selvatiche di questa primavera assurdamente annunciata, nonostante il freddo. Il sole al tramonto pennella di rosso le nuvole striate all’orizzonte.

Sono passato dalla Farmacia, incontro spesso gentilezze dall’altro lato del bancone. Le gentilezze sono gratuite, bisognerebbe scambiarsene più spesso – perché fanno star meglio.

Stasera mi consola il pensiero di non dover preparare la cena, mi ci sono dedicato ieri e adesso scalderò la zuppa al microonde limitandomi ad aggiungere un po’ di miso chiaro.

Accendo il computer e sbircio nel Borgo. Il Borgo era su internet ed è migrato, è andato la dove si è trasferita la gente: dentro Facebook. Nel borgo si pubblicano i racconti, che diversi Autori scrivono in simultanea, partendo da una stessa scintilla, che li fa detonare. Come se i racconti fossero già dentro di noi e aspettassero solamente quel suono di diapason per accordarsi all’unisono e fare armonie di parole che talvolta scuotono fino alle viscere.

Cos’è questo? Stasera si tratta di un racconto da scrivere utilizzando come pista di lancio proprio un racconto famoso. Leggo. Si tratta di un racconto di Matteo Bussola, uno scrittore affermato che pubblica per Einaudi.

Vediamo cosa dice:

“”Sul regionale che mi sta portando a Firenze, nella fila di sedili accanto alla mia, ci sono un ragazzo e una ragazza che a bassa voce ripassano un’aria d’opera.
La riconosco, è il “Don Giovanni” di Mozart.””

Stop.

Per continuare a leggere scaldo la zuppa e me la porto davanti al computer, cena con finestra vista web, stasera. Cerco su Youtube l’area più famosa del Don Giovanni “Là ci darem la mano”. Scelgo il video più visto è quello dell’anno 2000, rappresentato al Metropolitan Opera di New York. La cantante soprano è dai tratti orientali ed il tenore l’abbraccia da dietro, accarezzandole il collo ed il mento. Iconizzo la finestra del video e lascio la musica ed il canto in sottofondo, voglio sapere cosa stava accadendo nel racconto, sul treno regionale per Firenze, dove due ragazzi stavano cantando a bassa voce, quelle stesse note.

Buona la zuppa di miso.

Leggo dal racconto di Matteo Bussola: ““Lei sembra coreana, o giapponese, ha uno spartito aperto appoggiato sulle ginocchia, lui invece ha la guancia appoggiata su quella di lei, con una mano si stringe il collo, forse per tenere la gola al caldo, forse è una tecnica lirica per far vibrare meglio le corde vocali, non so.
Quando insieme esplodono in un – Là mi dirai di sì – perfettamente all’unisono e d’un tratto ad alta voce, come se non fossero proprio riusciti a trattenersi, tutto il vagone scoppia in un applauso, loro si guardano attorno come fossero appena stati scoperti, la ragazza coreana o giapponese arrossisce, lui le dà un bacino sul naso e lei arrossisce di più.
Caro ragazzo, ho il sospetto che perché lei ti dica di sì non avrai affatto bisogno di andare “là”, dovunque sia, ma ti basterà restare esattamente dove sei, siete belli come il sole anche se fuori piove e io vi ringrazio tanto, perché vedere l’amore mentre ti accade davanti è il modo migliore per cominciare una giornata.””

Racconto d’amore. Anche in questo c’è una donna orientale, proprio come su video di Youtube: le stesse “carezze” al collo. Penso alla singolare coincidenza.

Non so se scriverò un racconto utilizzando il brano del bravissimo Scrittore pubblicato da Einaudi. Credo di non farcela a parlar d’amore, anche se dovesse trattarsi di un amore conto terzi – da vedere sbocciare negli altri.

Sento ancora qualche vibrazione stonata dentro di me, per i dardi che mi hanno sfiorato oggi.

Fanculo a Giove.

Dicono che Giove sia colui che fa sputare profughi dal mare, chiedendo a noi di qua, di essere ospitali con questi esseri.

Io non ci credo. Non credo proprio che sia Giove ad organizzare gli scempi dal mare. Dietro tutto ci sono le bocche fameliche, di esseri avidi che di umano non hanno nulla, ma si confondono tra le persone decidendo per loro. Sono gli stessi mostri che stanno tirando le fila, imperversando, e distruggendo in queste ore, anche in Siria.

Vado a letto, sono stanco. Proverò a raccontarmi una fiaba.

© Saro Fronte – racconti – tutti i diritti riservati

 

Là mi dirai di sì – dal “Don Giovanni” di Mozart

Cosa era “Borgonarrante” Le origini, prima di FB