In questo tempo….

In questo tempo da “reclusi per non aver commesso il fatto”, privati di quei piccoli gesti e momenti che cadenzavano la quotidianità, chiusi in trincee domestiche per combattere, senza armi ma con massicce dosi di “ha da passà a nuttata…”, un nemico invisibile e subdolo.

In questo tempo da rifugiati, con l’orecchio sempre attento al suono delle sirene che prennunciano l’ennesimo bombardamento mediatico.

In questo tempo senza tempo, statico, dilatato, dove ieri, oggi e domani si fondono in un nunc et semper in saecula saeculorum.

In questo tempo che amplifica suoni, odori, emozioni e li rende smisuratamente grandi ed incontrollabili ma, alle volte, anche piacevolmente assordanti.

In questo tempo mutante, dove nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma sotto la spinta di prospettive che (forse) mai avremmo considerato al tempo in cui vivevamo correndo a destra e a manca.

In questo tempo….. è in questo tempo che gli scampoli dei gesti e dei rituali, di cui la quotidianità non ti ha potuto privare, si ammantano di nuove significazioni.

E così, in questo tempo, ti ritrovi, la mattina appena sveglio, affacciato al balcone ad assaporare la tazzina di caffè che ti sei preparato con tanto zelo, scevro da ogni pretesa di conoscere… sapere… informarti, ti perdi nelle immagini di una Piazza che prende vita lentamente e ti rendi conto di quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo: una tazzina presa tranquillamente qui fuori… con un simpatico dirimpettaio…

E così, in questo tempo, catapultato a chiacchierar con il Santanna di turno per cercar di esorcizzare la paura dei fantasmi, continui a scrutar la Piazza.

Ti giunge alle orecchie la voce di Zia Maria, che scuzzula rusari, litanie ed invocazioni a Santi e Madonne. L’aroma del tuo caffè si mischia agli odori che salgono dalla cucina di ronna Milina, a capo di matina già tutta indaffarata nelle sue ricette dal sapore di altri tempi e luoghi.

Sul tuo volto si fa largo un leggero sorriso quando ti giunge il vuciuniari della gente al bar che si infervora sulla bontà della staffetta tra Mazzola e Rivera e non sa decidere se è meglio Maradona o Pelè.

Spruzzi di vita, trasportati da infinite sequenze di zero ed uno, irrompono nella tua stanza per una salutare ora d’aria che, seppur virtuale, ti fa sentire il calore ed il battito del mondo fin dentro le tue viscere.

Là, seduto sulla scalinata dell’orologgio, c’è quel tuo amico che si diletta a raccontar storie e aneddoti che ti invogliano a fermarti ed attivare sinapsi e cellule celebrali. Poco più distante, seduto su uno dei sedili re sciarriati, c’è l’altro, quello che recita poesie mentre cerca una coppola perduta (forse) tra le langhe padane.

Ci sono pure i soliti ballacazzizi, quelli che ancora non hanno capito se su carni o pisci ma che vucinienu su ogni cosa perchè hanno sempre capito tutto.

Su uno dei balconi c’è anche ma cumpari (poeta adottato dalla musica o musicista adottato dalla poesia?….. Prima o poi lo scoprirò….) che, accompagnandosi con la chitarra, allieta tutti con canti e nenie vernacolari.

Al centro, vicino al Monumento ai Caduti, c’è un signore serio, distinto, dal portamento elegante. Se ne sta sempre li, seduto al solito tavolino del caffè, ed a tutti chiede sempre la stessa cosa: “A cosa stai pensando?”. Una sorta di Giuvanninu re pinsieri…. Dicono che sia il padrone della piazza….. Mah….. poco importa!

In altri tempi, quando si correva a destra e manca, mi è capitato spesso di declinare, con un sorriso, il suo cortese invito ad esternare. Altre volte mi sono limitato a ricolgere poche ed ermetiche parole. Sempre, però, mi sono chiesto che cosa gliene poteva stracatafottere a lui cosa stessi pensando!

In questo tempo di annacamento, dove la lentessa consente di assaporare a pieno l’essenza di ogni cosa, “a cosa stai pensando” ha aperto un mondo di significazioni nuove e, allora, ho pensato…..

Già nella sua esegesi, quella è una domanda che dovrebbe farti sentire come Cannavaro quando alzò la Coppa sotto il cielo di Berlino! Minchia (scusate la licenza poetica oxfordiana)! Se questo mi chiede cosa sto pensando, pur non conoscendomi, significa che parte dal presupposto che io sia in possesso di un sistema di neuroni, sinapsi e cellule celebrali capace di produrre un pensiero! E, vi assicuro, che non è presupposto che trovi in tutti e tutti i giorni!

Già questo, di per se, potrebbe bastare! Ma, andando oltre con il pensiero, il fatto che a quel signore sconosciuto interessa il tuo pensiero, che è desideroso di ascoltare…. sapere…. conoscere…. ciò che il tuo sistema produce; beh, questo dovrebbe metterti in corpo quella stessa soddisfazione che, solitamente, si prova dopo una bella fu….. pardon…. vebbè…. ci siamo capiti, vero?

Ecco! Inebriato dallo spirito di Berlino e soddisfatto….. come sopra….. mi son messo subito a rovistare tra meningi e neuroni. Ho scartato subito barzellette, ricette, pose sparate e ipse dixit: non potevo rispondere con un pensiero non mio o troppo semplice ad una domanda così importante ed impegnativa!

Ho rovistato tra i pensieri vecchi, li ho ripuliti e messi in ordine. Alcuni li ho scartati, altri, invece, li ho messi a vista perchè, chissà, uno di loro poteva essere quello giusto, quello più consono ad onorare siffatta domanda.

Dopo un certosino lavoro di ricerca, finalmente, ce l’ho fatta: ho trovato il pensiero ideale (almeno secondo me…. poi fate voi…..).

Stavo li li per esternare il mio pensiero quando, visto che c’ero e ci avevo pure preso gusto, ho pensato…..

Ma se questo pensiero è così importante per uno sconosciuto, io per primo devo averne cura e dargli altrettanta importanza!

Così, con garbo, ho detto a quel signore sconosiuto che non ritenevo opportuno affidare a lui il mio pensiero, proprio per l’importanza che aveva sia per lui che per me.

Non volevo affidare il mio pensiero ad una bottiglia e lasciarla, poi, alla mercè delle onde del mare. Preferivo, piuttosto, la calma placida di un laghetto. Uno di quei laghetti dove, di tanto in tanto, la gente va a ricercar quiete e ristoro. A lui, però, promisi di farne avere copia conforme all’originale…..

Il sole è calato dietro la Calandra. La piazza, pian pianino, inizia a spopolarsi e la gente torna ad impurtusarsi dentro questo tempo, fatto di odori, suoni e rumori domestici…. ma questa è un’altra storia….. Ad maiora

© Pietro Avveduto

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