Bouquet – la prefazione di Graziella Cardillo

Come si fa a raccontare una città?

Ci sono certamente tanti modi diversi per farlo: si può descrivere il paesaggio, i palazzi, le sue chiese e le opere che in esse sono racchiuse.  Saro Fronte ha fatto anche questo, ma ha privilegiato parlare di Spaccaforno (odierna Ispica), città nella quale è cresciuto e vive, attraverso le storie di alcune delle persone che l’hanno abitata.

Non solo le storie di persone brillanti, che hanno partecipato a vario titolo alla vita sociale e culturale della città, ma grazie anche alle storie di individui, conosciuti da tutti non per il loro successo o per la loro posizione sociale, ma per la loro vita, condotta su binari meno usuali di quelli convenzionali. Uomini spesso trasformati dalle loro stesse fragilità in oggetti di curiosità da parte di molti o di derisione da parte di alcuni.

Attorno a questi personaggi l’Autore ci mostra sia una città di un periodo passato sia una attuale, costituita da persone, che come un coro greco interagisce con essi. Tale interazione è resa credibile e colorita dall’uso di una scrittura che intinge le parole nella “parlata locale”, con frequenti incursioni nella sua struttura dialettale e che, in modo vivido, mostra in alcuni casi l’ammirazione e in altri la compassione e l’occhio benevolo di tanti concittadini che non si sono fermati solo alle apparenze, riuscendo a scorgere l’anima di ognuna di queste persone e l’ambiente in cui hanno vissuto. Stessi sentimenti che anche il lettore riesce a provare, guidato dall’Autore che, in un certo senso, lambisce le vicende narrate grazie a una continua contaminazione tra racconto, finzione narrativa e vita reale. Il lettore è indotto a riscoprire “Pietru a pasta”, “’Ngilinu u monucu”, “Vincenzo”, ”Don Mariu”, “Giovannino Professore”,  e tutti gli altri.

 Non sembra casuale il titolo della raccolta di questi racconti: “Bouquet”, che può significare raccolta, ma anche elogio, così come non sembra casuale il legame con il bouquet di fiori secchi che compare nell’ultimo racconto.

 Infine si può dire che sia un libro che una composizione di fiori sono oggetti e citando una frase di Jean-Paul Sartre: “Gli oggetti sono cose che non dovrebbero commuovere perché non sono vive…”, ma sappiamo che non è così: questo libro è vivo e ha un’anima, come il bouquet di fiori ricevuto in dono.

Un bouquet e un libro che diventano depositari di ricordi e veicoli di affetto.

Graziella Cardillo 

 

 

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